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volo in biposto

Il volo in parapendio biposto è un’esperienza unica, emozionante, suprema, che lascia un ricordo indelebile per un tempo indefinito.

Sentirsi liberi di volteggiare nell’aria come aquile, senza motore, senza rumori, inseriti in un panorama tridimensionale privo di qualsiasi ostacolo, con vedute mozzafiato a 360°, rappresenta il sogno realizzato del volo puro. Divertimento e sicurezza, dai 16 ai 70 anni, senza la necessità di un’apposita preparazione fisica, ma solo il profondo desiderio di staccarsi da terra per librarsi nell’aria e sentirsi liberi dalla testa ai piedi.

Il volo in parapendio biposto si esegue con attrezzature (vela biposto, sellette per pilota e passeggero) progettate e realizzate appositamente per rendere questo tipo di volo piacevole e sicuro. Il passeggero (co-pilota) è confortevolmente seduto in un’apposita selletta situata davanti a quella del pilota-istruttore e agganciata al parapendio mediante un distanziale. Le operazioni di decollo vanno eseguite assieme: dopo il gonfiaggio della vela effettuato dal pilota-istruttore, il passeggero deve assecondare la presa di velocità, eseguendo 3-4 passi come quando si prende una breve rincorsa. In un attimo, e senza quasi accorgersi, ci si ritroverà in volo comodamente seduti. A questo punto non resterà altro che godersi il panorama, assaporare il gusto dell’aria libera, ascoltare il fruscio del vento e chiaccherare con il pilota-istruttore su come funziona il parapendio. Volendo si può osservare la vela, assecondarne i movimenti con il proprio peso e se lo si desidera prendere in mano i comandi e pilotare attivamente il parapendio su indicazioni del pilota-istruttore.Molte persone pensano che per volare sia necessario un coraggio particolare, pensano che si cada avvertendo quella sensazione di "vuoto allo stomaco", pensano che sia pericoloso.... Tutto falso. Il volo in parapendio è più paragonabile a una sensazione dolce, un'emozione prolungata, un sentirsi bene. Quando ci si trova in decollo, imbragati e agganciati alla vela in attesa che la brezza risalga il pendio per facilitare la partenza, è normale avvertire un po' di agitazione: si sta per fare una cosa nuova, per alcuni è la prima volta, non si sa esattamente quanto si dovrà correre prima di staccarsi dal suolo... Ma ecco che il momento giunge: il pilota chiede di disporsi nella giusta posizione di corsa con il busto inclinato in avanti; "al mio via inizia la corsa" dice seguendo quanto aveva indicato durante la spiegazione prevolo "1 2 3 via". Si parte! si fa un passo poi un altro e un altro ancora; la vela si gonfia, crea la resistenza che ci era stata anticipata nella spiegazione ma ora si sente; la vela sale e ci lascia liberi di correre per prendere velocità. I passi si susseguono e la velocità aumenta; stiamo correndo su un pendio ma sembra facile: non si avverte pesantezza, anzi parrebbe che la leggerezza si impossessi di noi. Ma è tutto così veloce perché in men che non si dica siamo in volo. SIAMO IN VOLO!!! Stiamo volando. Il pilota ci aiuta a sederci comodamente nell'imbrago e una sensazione di libertà penetra in noi. Siamo avvolti dal vento eppure ci si sente sicuri. Quando si entra in una corrente d'aria che sale o quando se ne esce si avverte una sensazione particolare ma non si sente mai la sensazione di vuoto o di caduta. Il mondo sotto di noi, quello in cui viviamo, quello da cui proveniamo e a cui torneremo cambia aspetto. Le case, le auto, le strade... tutto è più piccolo. L'unica cosa che appare più grande, più estesa, è il cielo: perchè ne facciamo parte. E quel mondo che abitualmente identifichiamo con l'insieme di oggetti, quegli oggetti che ora appaiono più piccoli, adesso viene spontaneo identificarlo con i colori. Quelli non sono cambiati, anzi; paiono più intensi. Il verde dei boschi che si staglia sull'azzurro del cielo, i bianchi nevai e l'argenteo luccicare dei fiumi e dei torrenti... Poi si atterra: con qualche passo di corsa si ritorna alla realtà e ci si chiede se il volo sia stato un sogno tanto ci ha stupito. Le case tornano ad essere della loro dimensione così le strade, le macchine, gli alberi... Volando si percepiva che il valore delle cose era diverso: perchè era cambiato il nostro punto di osservazione. Ora siamo al suolo e tutto è come prima che volassimo. Ma una cosa è cambiata: ora sappiamo che il mondo può essere visto diversamente. E vissuto diversamente.

STORIA DEL PARAPENDIO

Fino a qualche anno fa si riteneva che il parapendio fosse nato da una idea di un paracadutista francese che desiderò cimentarsi, nel luglio del 1978, decollando da un pendio nei pressi di Mieussy (Francia) piuttosto che dall’aereo. Poi, un giornalista del settore, durante un’intervista gli chiese come gli fosse venuta questa originale idea e la risposta fu che l’aveva letta su un manuale di tecniche di pilotaggio di paracadutismo. Lo stupito giornalista andò allora dall’autore di quel manuale il quale rispose che a sua volta l’aveva trovata su una rivista…. Andando a ritroso si arrivò finalmente al “papà” del parapendio: si trattava di un americano Mr. David Barish che negli anni ’60 si dedicava allo studio di mezzi per riportare a terra le navicelle spaziali. Fra queste idee c’era un paracadute ad ala che però non fu ritenuto idoneo allo scopo: era il 1964. Fu così che Mr. Barish decise di dare una connotazione d’uso differente al mezzo: nell’estate del 1965 si recò sulle montagne dello stato di New York non lontano dalla cittadina di Woodstock che qualche anno più tardi sarebbe diventata famosa per il mitico concerto che ancora oggi è ricordato col suo nome e si cimentò a discendere i pendii che d’inverno venivano utilizzati come piste da sci, percorrendoli un po’ in volo un po’ correndo… (l’efficienza era quello che era). Anche questa idea non ebbe fortuna: forse era troppo presto. E così sia il nonno dei parapendio sia il suo costruttore furono dimenticati. Fino ai giorni nostri….